RIFIUTI PLASTICI A SOLI 60 METRI DA UN POZZO DELL’ACQUA POTABILE

La maggioranza ha approvato la richiesta di Tregenplast

Una pagina vergognosa del governo cernuschese è stata scritta nel consiglio comunale dello scorso 12 giugno. 
In spregio ad ogni principio di cautela, incurante delle obiezioni di tutti i gruppi di minoranza, delle associazioni ambientaliste e dei rappresentanti dei comuni vicini, la maggioranza ha approvato una delibera in cui la fascia di rispetto attorno al pozzo dell’acqua potabile di via Firenze viene ridotta da 200 metri a soli 60 metri!
E questa sarebbe un’amministrazione attenta all’ambiente e alla salute dei suoi cittadini?

La possibilità di inquinamento del pozzo, con un massiccio deposito di rifiuti plastici così vicino, non è affatto remota!
Ambientalisti di facciata, quanti fiorellini vorrete ancora piantare per far dimenticare questa scelta vergognosa?

La salute pubblica dovrebbe venire sempre prima degli interessi privati. Invece la delibera viene incontro a una richiesta della ditta Tregenplast.

Vivere Cernusco, coerentemente con le battaglie già fatte in commissione Territorio e che avevano portato a un iniziale rinvio della delibera, ha espresso il suo netto NO a questa decisione. Con noi, compatte, tutte le altre forze di opposizione.

Questi i consiglieri di maggioranza che invece, insieme al sindaco Zacchetti, hanno votato a favore di questa pericolosa delibera:
Melzi, Pozzi, Mandrini, Assi e Coppola del PD,
Cedri, Gargantini e Riva di TuttixCernusco,
Codazzi e Patrucco di Cernusco Possibile, unico gruppo a votare compatto a favore.

Nel PD infatti si sono astenute le consigliere Fiorillo e Galimberti, insieme a Scigliano di TuttixCernusco. Assente Romano (PD) che in commissione aveva espresso le sue perplessità, e Colombo (Cernusco Possibile) che invece in commissione aveva difeso le ragioni della Tregenplast.

Come ha detto il nostro capogruppo Marchetti, nella malaugurata – ma possibile – evenienza di un inquinamento del pozzo, chi ha fatto questa scelta se ne dovrà assumere la responsabilità.
La nostra battaglia intanto continua.
Un volantino è stato predisposto e distribuito per informare la popolazione di quanto avvenuto. 
Ci auguriamo che una forte mobilitazione, come nel caso dell’asilo nido, possa portare almeno una parte della maggioranza a chiedere al sindaco Zacchetti di rivedere questa assurda decisione.

TESTO DELL’INTERVENTO DI GIORDANO MARCHETTI

“Ci Viene chiesto di decidere se accogliere o meno la richiesta pervenuta dalla società Tregenplast di ridurre l’attuale fascia di rispetto del pozzo  di emungimento dell’acqua destinata al consumo umano di via Firenze, fascia avente un raggio di 200 metri dal punto di captazione, in modo tale da far uscire da questa limitazione normativa l’attività che Tregenplast intenderebbe svolgere nel proprio insediamento di via Novara.

La Tregenplast, come credo sappiamo ormai quasi tutti, in collaborazione con aziende che producono rifiuti plastici, si occupa di recupero, selezione, rigenerazione e commercio di materie plastiche, in particolare polietilene, polipropilene e materie prime seconde, e non a caso La seconda vita della plastica” è lo slogan che appare sul logo aziendale.

Bene, fatte queste rapide premesse prima di assumere una decisione  al riguardo forse vale la pena soffermarci qualche minuto a cogliere il senso di quanto stabilito dalla norma.

Il D.Lvo 152/2006 (Testo Unico Ambientale) all’art. 94 ci dice che la  zona di rispetto di un pozzo per la captazione di acque destinate al consumo umano è costituita dalla porzione di territorio da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso e ha  lo scopo di   tutelare   qualitativamente  e quantitativamente  la  risorsa idrica captata.

La norma indica nel raggio di 200 metri la zona di rispetto dal punto di captazione.

E poi, sempre la legge ci dice che nella  zona  di rispetto sono vietati l’insediamento di  centri   di  pericolo  e  lo  svolgimento  di una serie di attività tra cui ( e ne cito solo tre perché mi paiono i più pertinenti):

  1. d) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche proveniente da piazzali e strade;
  2.  h) gestione di rifiuti;
  3. m) pozzi perdenti;

Proviamo adesso a focalizzare almeno l’attenzione solo sulla dicitura “gestione rifiuti”.

Cosa intende la legge per Gestione rifiuti?

Il termine, ai sensi dell’art.183 del D.Lgs 152/2006, sta a significare tutte le operazioni che bisogna eseguire per gestire” un rifiuto, ovvero la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento del rifiuto compreso il controllo di tutte queste operazioni.

L’operazione che Tregenplast intenderebbe svolgere in via Novara, così come scritto nella lettera trasmessa al Comune, all’ATO e al CAP, è quella di “ messa in riserva R13”.

Questa dicitura alla maggior parte di noi non dice niente, anzi all’apparenza sembra non abbia nulla a che fare con i rifiuti, ma non è così. Secondo quanto descritto nell’allegato C dell’allegato D del D.Lgs 152/2006, la messa in riserva R13  altro non è che unoperazione di recupero che si sostanzia nella forma di stoccaggio di rifiuti da avviare a recupero.

La norma poi prevede che nei centri in cui viene fatta “la messa in riserva” dei rifiuti devono essere stabilite le caratteristiche impiantistiche di tali centri, le modalità di stoccaggio dei rifiuti e i termini massimi entro cui i rifiuti devono essere avviati alle operazioni di recupero e riciclaggio.

Di tutto questo non c’è nulla allegato alla richiesta presentata da Tregenplast per la riduzione dei 200 metri della fascia di rispetto del pozzo.

Faccio presente che il piazzale dell’insediamento Tregenplast di via Novara, dove dovrebbe essere costituita la “messa in Riserva” dei rifiuti dista mediamente 60 metri dal punto di captazione del pozzo di via Firenze.

Tutto questo preambolo per dire come il Consiglio Comunale non ha alcun obbligo nel procedere alla variante urbanistica della fascia di rispetto dei 200 metri del pozzo di Via Firenze, fascia che è stata correttamente inserita nel PGT vigente seguendo le disposizioni di legge, così come del resto è stato fatto anche per tutti gli altri pozzi della città.

Indipendentemente dei pareri espressi da CAP e ATO, dove si dice un po’ tutto e il contrario di tutto, e dalle prescrizioni  e indicazioni contenute in questi che definirei pilateschi pareri ( nella replica posso meglio evidenziare questa mia affermazione) quel che è certo è che la discrezionalità decisionale del Consiglio comunale su questo argomento resta sovrana e per quanto mi riguarda la posizione che assumerà VIVERE sarà quella di respingimento della richiesta fatta.

Al di là del supporto normativo le motivazioni che intendiamo ulteriormente  addurre a tale diniego sono molteplici e, a mio parere, legate principalmente al fatto che:

  1. quel pozzo ha già una sua cronica criticità qualitativa delle acque emunte (presenza Cromo VI e solventi clorurati);(tetracloroetilene e tricloroetilene usati per lo grassaggio dei metalli e lavanderie a secco -10microgrammi/litro come somma totale)
  2. che è collocato in piena zona industriale e dunque, per le attività lì insediate e insediabili in futuro, si tratta di un pozzo, che privato della normale fascia di rispetto, sarà più soggetto a subire potenzialmente un peggioramento della qualità dell’acqua, sia rispetto agli attuali parametri chimici che rispetto a quelli degli altri pozzi presenti in città;
  3. che se è vero che con le caratteristiche del sottosuolo di quella zona e con la nuova delimitazione della fascia di rispetto un qualsiasi sversamento accidentale impiegherebbe, stando allo studio prodotto dal Geologo e allegato agli atti, almeno 60 giorni prima di raggiungere la zona di captazione e dunque vi sarebbe tutto il tempo necessario per prendere provvedimenti in merito, dobbiamo però essere consapevoli che i provvedimenti consistono sostanzialmente nell’escludere il pozzo dalla rete cittadina, pompare continuamente acqua da buttare via, realizzare impianti a carboni attivi o addirittura abbandonare il pozzo qualora non si riuscisse a ottenere risultati soddisfacenti in tempi brevi. Esempi in passato li abbiamo già avuti in città: su tutti mi piace ricordare i due pozzi di via Verdi che non riuscendo più a far rientrare l’acqua pescata nei parametri di legge alla fine sono stati abbandonati;
  4. che l’attività che Tregenplast intenderebbe collocare nel sito di via Novara riguarda un processo rientrante nella gestione di rifiuti e come tale non certo privo di rischi ambientali tanto che la norma espressamente ne vieta l’insediamento nel raggio di 200 metri dal punto di prelievo di acqua da un pozzo;
  5. che Tregenplast per la sua attività industriale si appoggia già su altre strutture insediate a Cernusco e a Cassina de Pecchi, insediamenti che sono collocati al di fuori della fascia di rispetto di pozzi di acqua potabile, e dunque un nostro diniego non impedirebbe ne comprometterebbe l’attività imprenditoriale dell’azienda;
  6. che non si capisce perché il Sindaco continui a insistere con la sua maggioranza a volere dare attivazione alla richiesta Tregenplast: non riesco a cogliere quale possa essere l’opportunità per la città nel dare corso a questa operazione visti i potenziali rischi cui si potrebbe andare incontro in un prossimo futuro;
  7. che infine la società Tregenplast ha dei trascorsi storici non certo confortanti in tema ambientale: a) nel 2017 ha cercato di posizionare sul sito di via Firenze, sempre a Cernusco, un impianto di pirolisi senza riuscire a portarlo a compimento (la domanda che mi pongo è se era anche quello un modo per smaltire i soliti rifiuti plastici che tratta e con essi disporre del combustibile per produrre energia? Risposta certa non ce l’ho, ma mi resta aperto il dubbio); b) qualche anno fa all’impianto di Cassina  de Pecchi furono addebitate la responsabilità nell’inquinamento del pozzo di acqua potabile di quel Comune posto 360 metri a sud dell’insediamento, c) e poi sempre in questo insediamento di Cassina  de Pecchi domenica 29 gennaio si è sviluppato un incendio le cui fiamme hanno distrutto un cumulo di materiale plastico lì stoccato, non un incendio da poco visto che ci  sono volute ben nove squadre dei Vigili del fuoco per domarlo.

Chiudo con un ultima considerazione che riguarda la pochezza della documentazione prodotta a sostegno della richiesta fatta.

Mi sarei aspettato che la richiesta di Tregenplast fosse stata accompagnata almeno da uno studio sulla compatibilità ambientale, da una relazione tecnica in cui fossero descritti ad esempio i tipi di rifiuti, la loro provenienza, le modalità di stoccaggio, le quantità in gioco, i tempi di permanenza di quelli in attesa di essere processati e di quelli già lavorati, la capacità produttiva degli impianti di Cassina e Cernusco nel lavorarli , il sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche, il piano di emergenza e così via.

Niente di tutto ciò.

Tralascio infine sulle ragioni della mancata conferenza di servizio tra il Comune, i Comuni confinanti, ATO, CAP, ARPA; conferenza che, non ho ancora capito tra l’altro le ragioni del perché non è stata mai convocata, forse sarebbe servita a motivare, in un confronto franco, le ragioni di tutti ma in particolare quelle di chi alla fine spetta l’assunzione della decisone finale, cioè noi.

Tralascio, per ora, di commentare perché il Sindaco ha tenuto all’oscuro questo Consiglio sugli esiti dell’incontro avuto giovedì scorso con i Sindaci e rappresentanti dei comuni contermini e CAP, su quanto emerso e quali erano le richieste avanzate dai partecipanti all’Amministrazione di Cernusco

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